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al testo di Marina Pacifici
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S’apre per me soltanto
la porta nella casa della memoria. Aleggia la nostalgica fragranza di foglia d’autunno ingiallita. La pendola rintocca l’ora perduta della dissolta mia vita nella mesta dimora senza Te silente e vuota. M’accarezza la musica della tua voce lontana in una lacrima ancora…. M’inoltro sola nel regno d’ombra. Mi lambisce l’eco della tua voce travolgente onda ed il mio cuore da Te vola…. Si disserra l’antico uscio del radioso ricordare per me sola, della memoria mi sferza il cuore la dolente fola. Stridono i ricordi nell’anima sui vecchi cardini. I miei sogni dissolti e logori assopiti all’ombra dei tuoi occhi nel lago di giada della tenerezza. Dilegua nel tuo abbraccio, angelo mio, la tenebrosa tristezza. M’inoltro sola nella valle dallo struggente vocìo. Fremono le nostre solitudini Sull’erta via dell’esilio, che conosce rifugio od oblio. Si va tristi e muti ma non si torna. Il passato nel solco del ricordo lascia indelebile orma. Dove saranno i nostri giorni perduti? Insieme a sconfinata distanza Tu ed io, dolenti rondini disperse nel mare di malinconia, sferzate da burrasche d’inquietudine. Naufraghi anonimi a vivere fugaci tregue d’effimeri attimi. Nel sospirar tramontate primavere nel segno del rimpianto e dell’assenza delle nostre solitarie sere. Marina Pacifici |
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